Bonus lavoro, più giovani e meno ‘furbetti’ del licenziamento
Nel nuovo pacchetto di agevolazioni previste dal governo per le aziende sono previsti sgravi importanti e norme che penalizzano chi se ne approfitta
Più agevolazioni alle aziende che assumono lavoratori giovani e una norma anti licenziamento efficace. Sono questi alcuni dei punti essenziali contenuti nel nuovo ‘pacchetto’ previsto dal governo e che contiene sgravi destinati a far crescere ulteriormente l’occupazione, soprattutto nella fascia tra i 18 e i 30 anni, salvaguardando al contempo il mantenimento del posto di lavoro senza che le aziende se ne possano approfittare.
La conferma è arrivata da Giuliano Poletti, attuale ministro del Lavoro, che ha anticipato la volontà dell’esecutivo per agevolare le nuove assunzioni di personale giovane con cospicue forme di decontribuzione.
All’atto pratico il tetto massimo dovrebbe essere fissato fra i 29 e i 32 anni e nelle nuove norme dovrebbe anche essere esclusa la possibilità per l’azienda di usufruire di più sgravi per lo stesso lavoratore.
Quindi per ottenere le nuove agevolazioni non si potrà assumere un lavoratore che è già stato tra i dipendenti dell’azienda (anche se senza contratto a tempo indeterminato) da oltre sei mesi.
E lo sgravio molto probabilmente sarà previsto soltanto per coloro che non abbiano mai avuto un contratto a tempo indeterminato e quindi non abbiano usufruito di nessuna agevolazione.
Una bozza che il 30 agosto sarà oggetto di un confronto con i sindacati del settore, mettendo sul tavolo i temi caldi del lavoro ma anche della previdenza e del lavoro. In particolare all’esame collettivo ci sono argomenti come l’adeguamento dell’età all’aspettativa di vita nel 2019, l’utilizzo dell’Ape sociale e volontaria ma anche la previdenza dei giovani e li sgravi contributivi previsti per il 2018.
Poletti ha confermato i numeri sull’assunzione a tempo indeterminato attraverso gli sgravi che dovrebbero essere pari a circa 300.000 giovani nel 2018. L’agevolazione fiscale, secondo quanto hanno spiegato i tecnici del ministero, dovrebbe essere per il 50% dei contributi fino a un limite di 3.250 euro annui per due anni, seguita da uno sgravio contributivo fiscalizzato pari a circa il 3% strutturale.
Le ultime riforme del governo Gentiloni hanno prodotto qualche risultato importante, ma non ancora decisivo come hanno confermato gli ultimi dati diffusi dall’Anpal: la sperimentazione dell’assegno di ricollocazione hanno ottenuto una risposta molto tiepida, quantificata da meno di 3.000 domande per l’assegno, a fronte di una prima sperimentazione che ha riguardato circa 28.000 disoccupati in Naspi da almeno quattro mesi, mentre entro il mese di ottobre le lettere dovrebbero arrivare a tutti gli interessati, calcolati in un massimo di 500 mila lavoratori.
La stragrande maggioranza delle persone finora coinvolte non si è mossa ancora per diversi motivi, ma il principale come ha anticipato Maurizio del Conte, presidente dell’Anpal, deve ricercarsi nel fatto che non ci sia stata fino ad oggi un’informazione capillare.
Inoltre i disoccupati temono di perdere il sussidio nel caso in cui presentino la domanda. Non è così perché l’indennità di disoccupazione si continua ad incassare anche quando si entra nel percorso di ricollocazione e si perde soltanto nel caso di un rifiuto di un’offerta di lavoro congrua.
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