La proposta della Lega sul Bonus Matrimonio: tutti gli aggiornamenti
Tra le ultime proposte della Lega ce n’è una in particolare che ha creato un acceso dibattito e che ha trovato consensi ma anche molti dissensi, stiamo parlando di una misura di sostegno che si intende introdurre, legata ai matrimoni, cosiddetto Bonus Matrimonio.
Cos’è il Bonus Matrimonio
Il bonus matrimonio rappresenta una misura di sostegno, o meglio una proposta di legge presentata dalla Lega e sottoposta allo studio della Camera dei Deputati.
La proposta riguarda una detrazione pari al 20% del totale spese sostenute per la celebrazione del matrimonio, nello specifico in riferimento al rito religioso. Altre condizioni sono che le nozze siano celebrate e festeggiate in Italia tra persone italiane o aventi cittadinanza italiana da almeno dieci anni a patto che rispettino anche requisiti reddituali, in particolare si richiede che insieme non abbiano un Isee superiore a 23mila euro e che abbiano un’età massima di 35 anni.
I firmatari del Bonus Matrimonio
Questa proposta è stata presentata dalla Lega alla Camera in data 12 ottobre. Nello specifico, è stata firmata dai deputati Furgiuele, Billi, Bisa, Gusmeroli e Pretto. La proposta prevede una modifica all’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modifiche, dalla legge 3 agosto 2013.
La destinazione del Bonus Matrimonio
Secondo la proposta presentata, il Bonus Matrimonio dovrebbe concorrere al sostenimento delle spese legate alla celebrazione del matrimonio religioso in senso stretto, come la passatoia, i libretti o l’addobbo floreale ma anche a spese per gli abiti per gli sposi, spese di ristorazione e tutte le altre spese connesse, questo a decorrere dal 1°gennaio 2023.
Ciò che dovrebbe accadere nella pratica è che verrebbe riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda pari al 20 per cento delle spese sino ad un ammontare complessivo non superiore a 20mila euro che verrà restituito agli sposi in cinque quote annuali.
I beneficiari del Bonus Matrimoni
Come anticipato in precedenza, la proposta di legge ha delineato un quadro dei possibili beneficiari del suddetto bonus.
La misura dovrebbe essere rivolta a coloro che siano in possesso della cittadinanza italiana da almeno dieci anni e che abbiano un ISEE non superiore a 23mila euro, non superiore a 11.500 euro a persona.
Secondo la proposta, i fondi stanziati dovrebbero decrescere negli anni, si partirebbe da 120 milioni di euro per l’anno 2023, 90 milioni di euro per l’anno 2024 e sino 85 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025.
Le motivazioni alla base del Bonus
I parlamentari che hanno proposto il Bonus Matrimonio hanno così argomentato la proposta: “le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile sono molteplici e di natura differente. Innanzitutto, il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso”.
Secondo i proponenti, tra le motivazioni che spingono sempre più coppie a desistere dallo sposarsi, vi sono le spese che questi dovrebbero sostenere tra ricevimento e celebrazione che per molti sono praticamente insostenibili.
Se inizialmente tale misura era rivolta unicamente a coloro che decidevano di sposarsi con rito religioso, in seguito il deputato della Lega Domenico Furgiuele ha chiarito che in realtà verrà allargata anche a chi si sposa con rito civile.
Le critiche al Bonus Matrimonio
Non sono mancate risposte dure a questa proposta della Lega, in particolare secondo Calenda “Al di là della probabile incostituzionalità, si conferma che la Lega di Salvini è letteralmente fuori controllo”. La leader di Azione, Mara Carfagna, ha commentato “E meno male che Zaia stamattina aveva prospettato una Lega quasi normale: ‘Basta battaglie di retroguardia’. Pronta la risposta della Lega romana e salviniana: lo Stato paghi 20mila euro a chi si sposa in chiesa. Altro che ‘libera Chiesa in libero Stato’, qui siamo ancora al Papa Re”.
Tra gli altri, anche PD ed Europa+ hanno mostrato posizioni contrarie all’ipotesi del bonus matrimoni, soprattutto in relazione alla prima versione che appunto escludeva dalla platea degli utenti coloro che optavano per il rito civile anziché per quello religioso, sottolineando l’incostituzionalità del fatto.
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