Naspi e lavoro autonomo

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Con l’apertura di una partita iva come autonomo rischio di perdere l’indennità di disoccupazione ?

Ho avviato un lavoro autonomo. Cosa succede alla NASpI?

La conclusione di un rapporto di lavoro subordinato può essere l’occasione per dare una svolta alla propria vita professionale: quella di mettersi in proprio e di non lavorare più alle dipendenze di un altro datore di lavoro.

Dopo il licenziamento (o dopo le dimissioni per giusta causa) il lavoratore ha diritto alla NASpI e una delle domande più ricorrenti è se si perde o no il sussidio nel caso in cui si dia vita a una nuova attività in proprio, con apertura della partita IVA.

Il diritto alla NASpI non decade nel caso in cui – a prescindere dalla forma autonoma o alle dipendenze del nuovo lavoro – il soggetto non perde lo status di disoccupato, cioè se ha un reddito minimo escluso da imposizione fiscale.

Naspi e lavoro autonomo limiti di reddito

Quindi, il parametro da prendere in considerazione è il reddito che il soggetto percepirà con il nuovo lavoro.

Se questo sarà inferiore al limite per la conservazione dello stato di disoccupazione, fissato a 4.800 € annui per il lavoratore autonomo (da notare che, invece, il limite del reddito annuo per il lavoratore dipendente per conservare il diritto alla NASpI è di 8.000 € all’anno), si avrà ancora diritto alla NASpI e il soggetto deve dare comunicazione all’INPS – entro un mese dall’inizio dell’attività – del reddito che si prevede trarre dall’attività in un anno.

La NASpI sarà ridotta dell’80% del reddito previsto e andrà ricalcolata quando sarà presentata la dichiarazione dei redditi oppure nel caso in cui il lavoratore presenterà una nuova stima del reddito.

Nel caso in cui, invece, il soggetto guadagnerà più di 4.800 € all’anno, perde sia lo status di disoccupato che la NASpI.

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