Slitta di qualche settimana la partenza dell’Ape, sia quella sociale che quella volontaria. Ma come funzionano e a chi sono rivolte?
Il 1° maggio doveva essere una data simbolo per i lavoratori perché oltre ad essere la loro festa era prevista anche la partenza dell’Ape, il nuovo Anticipo pensionistico volontario che era già stato varato con la legge di Bilancio, ma in realtà per ora è stato attivato soltanto l’anticipo per i dipendenti che svolgono lavori usuranti mentre su quello più atteso serve il parere del Consiglio di Stato che non è ancora arrivato e che ha rallentato tutto.
Come funziona l’anticipo della pensione?
É destinato ai lavoratori pubblici e privati che abbiano più di 63 anni e che d’ora in poi potranno richiedere due diverse prestazioni, l’Ape sociale e l’Ape volontaria, per garantirsi un reddito ponte fino a quando non potranno accedere effettivamente alla loro pensione.
Un sostegno al reddito che va ad integrare misure già previste, come la Naspi (Assicurazione Sociale per l’Impiego) la cui durata massima è di 24 mesi.
La differenza fondamentale è che l’Ape volontaria si configura come un vero anticipo sulla futura pensione con tassi e condizioni agevolate, l’Ape sociale invece è una indennità finanziata dallo Stato per soggetti in stato di difficoltà che può essere causato da una prolungata disoccupazione oppure da una disabilità. Inoltre è prevista una rendita integrativa temporanea anticipata, denominata Rita, per i lavoratori che hanno aderito alla previdenza complementare.
Ape Volontaria
In dettaglio l’Ape volontaria è un prestito modulato e garantito dalla pensione di vecchiaia che il beneficiario otterrà alla maturazione del diritto e viene erogato dalla banca in quote mensili per 12 mensilità complessive.
Può essere richiesta dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione Separata mentre sono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.
Per accedere è necessario, al momento della richiesta, avere almeno 63 anni e 20 anni di contributi, essere certi di maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi e avere un importo della futura pensione mensile pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’Assicurazione generale obbligatoria oltre a non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità. La domanda va presentata all’Inps.
Ape sociale
L’Ape Sociale invece è una misura sperimentale per soggetti svantaggiati o in condizioni di disagio, soggetta comunque ad una copertura finanziaria limitata.
Si rivolge a chi abbia compiuto almeno 63 anni di età, non titolare di pensione diretta, e può esser erogata fino al compimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia o dei requisiti per la pensione anticipata.
Per ottenerla è necessario avere al momento della richiesta almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di anzianità contributiva mentre solo per i lavoratori che svolgono attività difficoltose o rischiose l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni. Inoltre bisogna maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi e non essere titolari di alcuna pensione diretta. Al momento non è ancora chiaro come presentare la domanda.
Rita
Infine la Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) viene concessa al lavoratore che ha maturato una somma in un fondo integrativo e che deve farne uso prima dell’età di pensionamento per poter usufruire di una rendita temporanea giusto per il periodo che manca alla maturazione del diritto alla pensione.
Avrà una tassazione inferiore a quella attualmente prevista per gli anticipi e pari a quella prevista sulla pensione complementare erogata a rendita. Il provvedimento è destinato a lavoratori che abbiano aderito alla previdenza complementare, con almeno 20 anni di contributi e 63 anni di età.
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