Naspi, è prevista anche la tredicesima?
Il sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti (e part time con la Dis-coll) disoccupati è strumento utile, ma non prevede un supplemento a dicembre
Dicembre è mese speciale sia per i lavoratori dipendenti che per i pensionati, perché in entrambi i casi accanto allo stipendio o a quello che incassano dallo Stato dopo una vita di lavoro c’è un supplemento rappresentato dalla tredicesima.
Per i pensionati arriva ad inizio mese, per i lavoratori alla fine, a meno che non sia già previsto venga spalmata durante l’anno nel stipendio.
E per i lavoratori disoccupati che ricevono la Naspi?
Almeno sulla carta è una questione corretta, perché in fondo anche loro sono stati lavoratori dipendenti e adesso si trovano in uno stato di disoccupazione non per mancanza di volontà ma semplicemente per essere stati licenziati o perché l’azienda nella quale lavoravano ha dovuto chiudere.
Quindi hanno pienamente diritto a ricevere il supporto al reddito rappresentato dalla Naspi, che però non prevede un ulteriore emolumento con la tredicesima.
Una situazione particolare, se vogliamo, perché l’Inps (Ente dal quale dipende la Naspi) prevede il riconoscimento della tredicesima sia sulle pensioni che su altre prestazioni assistenziali, come la pensione di invalidità oppure l’assegno sociale.
Non così è invece per l’assegno di disoccupazione destinato ai lavoratori dipendenti e nemmeno, per proprietà transitiva, anche per la Dis-coll, ossia l’indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori parasubordinati.
In pratica qundi anche e dicembre arriverà un versamento normale, stabilito in base ai calcoli relativi alla Naspi e con nessun importo aggiuntivo.
Ma come si calcola l’ammontare della Naspi ?
La cifra mensile viene determinata dagli uffici Inps sommando gli imponibili previdenziali, che nella busta paga si trovano sotto la voce ‘imponibile Inps’ ricevuti negli ultimi 4 anni, comprensivi delle mensilità aggiuntive oltre che degli elementi continuativi e non continuativi.
Poi si dividono per le settimane di contribuzione (non importa se totalmente o parzialmente retribuite) e si moltiplica il risultato per il numero fisso 4,33.
A quel punto se l’importo che si ottiene è pari o inferiore a 1.208,15 euro, il valore fissato per il 2018, la Naspi sarà pari al 75% di questo importo. Se invece è superiore viene aggiunto anche il 25% della differenza tra l’imponibile e i 1.208,15 euro.
E comunque l’indennità non potrà mai superare quota 1.314,30 euro mensili. Inoltre la cifra diminuirà del 3% al mese a partire dal primo giorno del quarto mese di fruizione.
Lo stesso calcolo viene fatto anche per i lavoratori con contratto part time, sempre considerando la retribuzione utile degli ultimi quattro anni e sul 75% dell’imponibile medio mensile.
Infine la durata della Naspi è pari alla metà delle settimane coperte da contribuzione negli ultimi quattro anni e quindi al massimo può durare 2 anni.
Sono considerate valide tutte le settimane retribuite sempre che risulti incassata una retribuzione non inferiore ai minimali settimanali. Una regola che però non si applica ai lavoratori domestici, agli operai agricoli e agli apprendisti.
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